Concettualmente
articolata sulla ciclicità e sull’ambivalenza dei solstizi,
questa nutrita
raccolta di poesie di Roberto Deidier giunge a meglio
comprendere gli
aspetti più nascosti e, quindi, più avventurosi
dell’esistenza,
attraverso una parola che s’impregna del proprio tempo e
delle sue infinite
tensioni, per esprimerlo a pieno dentro composti itinerari
interiori che, con
una puntualità d’osservazione, rivelano la magmatica
condizione
dell’essere che si confronta con la variegata gamma dei contatti
del vissuto. Le sette
sezioni che compongono l’ordito strutturale della
raccolta, in buona
sostanza vanno a formare un unicum che vuole
confrontarsi con un
probabile «luogo» dove assemblare e all’occorrenza
aggiustare le
sensazioni e le memorie, al fine di decodificare la varietà dei
palpiti che
afferiscono alla naturale pulsione del vivere. In tal senso
troviamo Deidier a
giostrare con mestiere tra uomini e cose, offrendo così
ampi spazi meditativi
al dialogo tra l’io narrante e il mondo esterno, un
dialogo che
inevitabilmente permeato da un sottile risentimento mette in
evidenza le
immancabili lacerazioni del quotidiano. Tra saltuari segmenti di
richiami storici o
biblici, il presente sembra a tratti flettersi nel passato per
poi tornare con la
vividezza delle sue inquietudini e delle sue particolari
analogie con il mondo
attuale sempre più intaccato dalle contingenze extraumane.
Molto deliziosi gli
endecasillabi della sezione dedicata a Palermo
sua città adottiva
che, come l’alternanza dei solstizi, sa porgere all’autore
taluni sensi di vuoto e di ricchezza.
Nicola Romano
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