Apparsa oggi su "Avvenire" la splendida recensione di Massimo Onofri ad Altre Samarcande.
Roberto Deidier
giovedì 30 ottobre 2025
mercoledì 22 ottobre 2025
venerdì 3 ottobre 2025
AILANTO n. 77 - su Nicola Vitale
Sono passati otto anni da Chilometri da casa, la sua terza raccolta nello Specchio mondadoriano, e oggi Nicola Vitale – poeta, pittore, studioso di estetiche contemporanee – congeda un nuovo libro nella «Collana» di Stampa 2009, diretta da Maurizio Cucchi. Il direttore, antico e convinto sostenitore dei versi di Vitale, parla nella sua nota introduttiva di «pervasiva inquietudine esistenziale» che ci viene trasmessa in «una coinvolgente linearità espressiva»; tratti, questi, che non riconosciamo solo in questi Baci fuori bersaglio, ma un po’ in tutta la scrittura di Vitale, a riprova di una coerenza di percorso (che non vuol dire, però, che l’autore non si sia mosso e cresciuto rispetto ai suoi presupposti). Credo che sul piano tematico quelle inquietudini qui si ritrovino tutte, ma la chiarezza si è amplificata laddove ci saremmo aspettati una lingua più aggrovigliata, come se il dominio dell’espressione avesse, per converso, risposto con la pace dello stile ai rovelli di sempre.
Tra i suoi due territori, l’arte e la letteratura, Vitale ha stabilito delle inevitabili corrispondenze, o ne ha portato allo scoperto i nodi più intimi. I suoi dipinti parlano spesso la stessa lingua delle sue poesie, forgiano nel loro complesso una poetica dell’evidenza. Ma qui è il punto: ciò che a lungo si rende evidente, certo, diviene anche scontato, ovvio. Si finisce per non vedere più, per non sentire le urgenze più prossime, le stesse che Vitale, anche nei suoi versi, torna invece a farci avvertire, proprio attraverso questo scollamento fra temi e linguaggio. Le illusorietà della vita come quelle della morte, la vita nella nostalgia, le tracce del vissuto, anche tragico, «in quota», ad altezze montane che divengono metafora proprio di quanto le nostre abitudini allontanano o reificano: tutto questo rappresenta un panorama di significati recuperati, lì dove avviene lo scarto tra ciò che ci saremmo aspettati e l’inevitabile disillusione della realtà. Baci fuori bersaglio, appunto.
Libro compatto, come i precedenti, scandito in nove sezioni o tappe, anche questo recupera immagini care al poeta, tra visioni naturali e aspetti urbani. Non si tratta, però, di fotogrammi o bozzetti. La poesia consente a Vitale ciò che la pittura non ha: la dimensione della storicità, il suo muoversi nel tempo. Si veda soprattutto la sequenza intitolata Onde che ti rivoltano, dove sogni e pensieri sono còlti in una rincorsa «in vortici / che non si spiegano», lasciando così spazio all’ineffabile, ovvero al livello più segreto dell’espressività poetica. Ogni immagine è una metafora, come quella delle Porte socchiuse e allo stesso tempo è vera, tangibile, materiale. E ogni metafora parla la stessa sostanza dei ricordi, siano essi legati a momenti di serenità ormai trascorsi o a quelle irrequietezze che ancora segnano il nostro cammino nell’oggi, lì dove un’«incauta parentesi» può agire «incaute promesse» e nuovamente aprire un varco alle illusioni. Con la sua sobrietà, Vitale ci mette di fronte alla nostra «umana incompletezza», con tutta la disarmante semplicità di un carattere vero, terribile e necessario, suggeritoci come in un orecchio.
Nicola Vitale, Baci fuori bersaglio. Poesie 2017-2024, Stampa 2009, 2025, e. 14.00.
Rivolgimenti
È stata una notte
movimentata di ricorsi
come le onde che ti rivoltano
tra la sabbia soffice e la schiuma.
Si scoprono conchiglie
assopite, volate oltre la barriera
in zone pericolose e inospitali.
I sogni e i pensieri
spesso si rincorrono in vortici
che non si spiegano
che la fisica dei fluidi ancora
non ha saputo interpretare.
Assecondano le mie preghiere
di pace, la mia strenua ricerca
di un sensato ritorno.
Gesti intenzionati che dopo
la tempesta si fanno
più sobri e inoffensivi
nella notte che volge
alla definitiva eclissi.
giovedì 2 ottobre 2025
Pasolini a Sabaudia
Vi segnalo sabato 4 questo convegno pasoliniano, a Sabaudia. Ci sarà una tavola rotonda di poeti.
martedì 30 settembre 2025
"Altre Samarcande" a "Il posto delle parole"
Da ieri è disponibile l'intervista a Livio Partiti, che ringrazio, su Altre Samarcande (Giometti&Antonello), per «Il posto delle parole». Di seguito il link:
https://ilpostodelleparole.it/libri/roberto-deidier-altre-samarcande/
domenica 28 settembre 2025
Per Elisabetta Destasio Vettori. In memoriam
Quando ci siamo visti l’ultima volta, ancora in una stanza del Policlinico di Tor Vergata, lei distesa, dolorante e impossibilitata a scendere dal letto, senza sapere, entrambi, che già quello sarebbe stato l’ultimo saluto, Elisabetta mi disse che avrei dovuto parlare. Dove, quando, le risposi facendo finta di non capire. Lei fu spietatamente esplicita. C’è ancora tempo, le dissi, illudendo me, che avevo illuso lei spingendola in più occasioni a resistere, nonostante la fatica e il dolore, incitandola sempre ad andare avanti fino a una possibile soluzione. A dire il vero avevo sperato, come tutti quelli che le sono stati vicini, in quel trapianto che non si è più potuto fare. È stato allora che l’illusione si è fatta strada tra me e lei, in un terribile gioco delle parti al quale non potevamo più sottrarci.
L’ho scritto tanti anni fa, a proposito di un’altra amica poeta scomparsa: l’illusione è un sentimento. Dei sentimenti ha la necessità, e paradossalmente la verità. Ma quando arriva, nell’intimità di un rapporto, ha un segno negativo, il segno di un’attesa che sebbene estenuante vorremmo protrarre, egoisticamente, il più possibile. Ma lei, l’illusione, proprio lei ci mette di fronte a quella cosa oscena che si chiama realtà. Non la vita è oscena, ed Elisabetta ha avuto, dalla parte della vita, il dono della poesia, e in essa l’amicizia e l’affetto di quanti aveva scelto per fare insieme un po’ di strada. Oggi dovrà perdonarmi ancora, perché non ho parole per parlare di lei. Non riesco, o non voglio, perché ciascuno di noi ha la sua Elisabetta da ricordare, e, se questo accade, è perché le persone come Elisabetta rappresentano, per chi s’imbatte in loro, un mondo.
È davvero oscena la realtà, che ci sottrae un’artista, un’amica sincera, e quel pezzo di Roma che leggiamo nei suoi versi da oggi non esisterà più che in quelli, perché il suo sguardo si è spento. È comunque qualcosa, una riserva a cui continuare ad attingere. È invece oscena l’assenza con cui dovremo confrontarci, nel tempo a venire, fin quando ci accorgeremo di averla addomesticata e di averne fatto malinconia; è oscena, ancora, l’avversità di un destino che non ha voluto ascoltare nessuna delle nostre preghiere, anche quando sono divenute imprecazioni. Ma la vita no, l’ha resa ricca e se in tanto tesoro qualche moneta è suonata falsa alla fine non conta, anche se il percorso è stato interrotto il bene avuto supera di gran lunga i sospetti, le delusioni, i tradimenti, le fughe.
Elisabetta ora appartiene alle ombre che segnano il passato ma accompagnano il futuro. «Assenza più assurda presenza», dice un verso di un poeta che tutti abbiamo amato. Sì, è davvero assurdo che lei non ci sia più, che a metà mattina il telefono non squilli, che la sua voce non parli. È assurdo non incontrarla più, per le vie che ha camminato, a volte allegra e a volte presa da un suo profondo rovello o dolore, o agli eventi di cui spesso era la tessitrice. E sarà assurdo abituarci all’insistenza con cui la penseremo, a come, inevitabilmente, continuerà a farsi ricordare, nelle azioni, nei gesti. Ma anche tutto questo che oggi con mestizia celebriamo è un’illusione. Più vado avanti nel mio tempo e meno presumo di sapere, ma voglio condividere una certezza: i poeti non muoiono. I poeti sono quelli che fanno la storia.
venerdì 5 settembre 2025
Baldo Meo su "Quest'anno il lupo fissa negli occhi l'uomo"
Il 30 luglio, su succedeoggi.it, è apparsa questa recensione di Baldo Meo a Quest'anno il lupo fissa negli occhi l'uomo.
https://www.succedeoggi.it/2025/07/deidier-inferno-a-parole/




