Uscirà a fine gennaio 2015, negli Oscar Poesia Mondadori, la raccolta completa delle poesie edite di Dario Bellezza, a mia cura. Il volume ci rimetterà finalmente in contatto con una delle voci più significative e controverse della poesia italiana di fine Novecento. Bellezza è rimasto assente dalle librerie per più di un decennio: il precedente Oscar, antologico, curato da Elio Pecora, risale infatti al 2002. Una nuova generazione di lettori potrà accostarsi a queste poesie; sarà interessante verificarne le reazioni, tra vecchi e nuovi tabù e cadute ormai certe paratie ideologiche.
L'Oscar che ho curato comprenderà un'appendice di testi dispersi o inediti. Sicuramente molti amici di Dario sono in possesso di manoscritti o dediche, ma questa non sarà un'edizione critica. Mi sono limitato a raccogliere gli editi, tranne i versi per il teatro, e quanto era stato già pubblicato dal poeta in annuari e almanacchi o in plaquettes meno conosciute. E qualche inedito. Ho dato conto del movimento dei testi da queste prime pubblicazioni ai libri veri e propri. Spero che tutto ciò riaccenda un'attenzione critica che negli ultimi anni è mancata intorno a questa figura.
In attesa del nuovo Oscar, pubblico una variante inedita ritrovata tra le carte dell'artista Liliana Petrovic, amica di Bellezza. Non la troverete nel volume, dove c'è invece la versione definitiva. Si tratta della poesia alle pagine 45-46 di Libro di poesia, apparso nel 1990 da Garzanti.
Visione sacrale anfetaminica con
dosi intere
di paranoia abissale coltivata
nell’esercizio
impuro della ragione contro la
menzognera
realtà prima che mi fece,
partorendomi
ad un mondo qualsiasi, ma non mio!
Io allora vago immondo nel mondo,
tutto
sembrandomi osceno, bruttamente
fasullo,
finzione nevrotica la mia mancando
la poesia,
il valore supremo cui sottomisi la
vita;
adolescenza perduta e senza
immagini, pure
prendendo un treno per Ostia
rimanendo mentale,
fra ragazzi erotici e morti totali
adulti
pieni di merda e di rancore!
Arrivo dunque al Battistini, fra
mare e cielo
sospeso, senza immagini false e
seconde
nel loro fine alla cosiddetta
realtà
che non esiste. Mi ribello, io,
sempre
mi sono ribellato, nello ieratico
me stesso
so di avere perso la diplomatica,
convenzionale
poesia, ed ora trascinandomi
interno
e intero al mio sistema idiota e
pellegrino
cerco di svoltare all’angolo con la
buccia
di banana della leggibilità
manifesta!
Ho perso tutti i sentimenti, lo
sregolamento
appartenne a colui che non c’è più,
e
descrivere il fuori-dentro è banale,
circonvenzione di incapace, il
lettore
di testi di poesia in lingua,
corruzione
di minorenne rinviata ogni giorno
nella educazione sentimentale di un
reietto
depositario della verità vera di un
Millennio.
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